...E per quanto sia faticoso abbandonare la strada già segnata ed apparentemente più sicura, scopre che è possibile trovare nuove vie, e che ci vogliono sia il sole sia la pioggia per fare un arcobaleno.
Saper sognare è un dono, ma il sogno può diventare una gabbia dorata se per realizzarlo si accettano così tanti compromessi da perdere di vista la felicità. Perché é giusto credere nelle favole. L'importante è saper accettare che la nostra potrebbe essere diversa da quella che abbiamo sempre immaginato.

lunedì 13 ottobre 2014

informazioni di servizio, annunci e cose varie.

Amici
mi sposo.
Eravamo a Venezia per il mio compleanno e io fotografavo il ponte dei sospiri perchè sono GiapponesAdentro.
Ero li che scatta e scatta ed RR tira fuori un pacchettino e con tutto il romanticismo che può dice: "vabbè, già che siamo in vena di sospiri"...
Abbiamo scelto la prima settimana di settembre 2015. Siamo in largo anticipo, lo so, ma sapete anche voi quanto io sia maniacale quindi un matrimonio in pochi mesi no, non fa per me. Mi serve tempo, per organizzare, pensare, gestire...realizzare.
Si, sono felice.
Sono stata mesi difficilissimi e questa notizia arriva inaspettata ed imprevista.
Perchè io non mi ci sono mai vista con l'abito bianco in una chiesa gremita di gente che mi fissa O_O....
Ed è proprio quello che farò, invece: il matrimonio tradizionale con tanta gente tanti fiori e il vestito bianco.
Non so che anno mi aspetta, tra preparativi vari e mal di pancia dati per scontato...
ma so che vita mi aspetta e non vedo l'ora di iniziare a viverla.

martedì 5 agosto 2014

Quando meno te lo aspetti.

Succede.
Ci sono cresciuta a pane ed a "quando meno te lo aspetti" buttati li a caso, a cazzo dai, si a cazzo, ad una adolescente con le sopracciglia brutte ed il cotone nel reggiseno taglia 1 -ma per compassione-.
Quando meno te lo aspetti darai il tuo primo bacio.
Quando meno te lo aspetti arriverà la proposta di lavoro ideale.
Quando meno te lo aspetti incontrerai il principe azzurro.
Quando meno te lo aspetti arriverà un figlio...
Quando meno te lo aspetti è la frase più inflazionata del mondo.
È un po come dire "quanta pioggia eh?" allo sconosciuto in ascensore. Ed è un po come sentirsi rispondere "d'altra parte è così...".
D'altra parte è così, quando meno te lo aspetti qualcuno te lo dice.
Passi la vita a detestare che te lo si dica e poi d'improvviso realizzi che la tua vita è tutto un susseguirsi di sequenze inaspettate. 
Così funziona davvero, che quando meno te lo aspetti?
Sembra una frase da niente, ma oh, ci è chiaro quanto è controversa al suo interno? Quando meno te lo aspetti: non te lo aspettare troppo -quello che aspetti- perché quando smetti di aspettarlo quello che aspetti arriva. 
Quindi aspetto? Non aspetto? Fingo di non aspettare di aspettare?
Aspetto di non aspettare. 
Come la giri, va li o va la, qui è sempre tutta una questione di aspettative e che mi piaccia o no devo imparare a conviverci. O le vinco o le accetto. 
Sono ancora con le mani immerse nella dolcissima marmellata che è la mia storia con RR. Che non è più una storia, ma la vita. Sono così assorbita dalla mia vita con RR che rischio di dare per scontato che ogni volta che lo guardo e lui non vede, il cuore perde un battito perché lui sta con me, a dispetto di tutto mi tiene la mano, la notte avvinghia sempre un piede al mio, anche quando mi volta le spalle. 
E poi Ci sono volte in cui invidio. 
Mi sono ri-scoperta ad invidiare ed è stata una cosa nuova, travolgente e devastante. 
È stato brutto ed io sono stata bieca. 
E farci i conti dopo è stato faticoso ed umiliante. E l'arbitro di me stessa ero solo io e si sa che siamo i giudici più inclementi. 
Ho scavato a fondo dentro di me, è un continuo lavorare lento per arrivare ad accettare che la felicità degli altri non toglie a me il pezzo di felicità che mi spetta -e mi aspetta-, per comprendere che fuori da me c'è un mondo che ha lo stesso diritto che ho io ad essere felice tanto quanto io ambisco ad esserlo.
Chi prima, chi dopo: quando meno te lo aspetti...


Non ho riletto, non ho controllato la punteggiatura. Ho scritto come se stessi parlando allo specchio ed ho scelto per il tasto pubblica. Mi perdonerà che rabbrividisce per il mio italiano e chi perché ho invidiato e non si fa.

lunedì 23 giugno 2014

La regina delle SegheMentali

"tu ti fai troppe paranoie".
Una frase detta così, sabato sera, con in mano una birra, mentre io sgranocchio patatine su di un prato, con la musica in sottofondo. 
Forse Lei mi conosce poco e da poco, Eppure c'ha preso.
E la cosa mi ha costretta a riflettere sul quanto poco io sia abituata a sentire, a scapito del pensare. 
Che sono cervellotica è un dato di fatto. che mi venga anche mal di testa dal rave di pensieri che mi attanagliano, anche. Vorrei sentirmi più libera. Vorrei essere capace di vivere le sensazioni più spesieratamente, senza accanirmi nella ricerca di una motivazione, dove non c'è, o di un perchè, di un fine ultimo o di un percorso esatto. 
Vorrei sentirmi su un materassino gonfiabile, in mezzo al mare, con gli occhi chiusi, in balia della lieve corrente di una mattina di agosto. 
Invece serro i denti ed al mattino mi sveglio contratta e stanca. rimugino sulle cose come non ci fosse una via d'uscita. Un passo alla volta, io mai. 
Non so vivere l'oggi senza un occhio -forse anche due- al domani. 
E non mi godo l'attimo, seppur bello, quando il domani mia angoscia. 
Le mie amiche mi chiamano "la regina delle SegheMentali" fin da quando c'era il 2 davanti alla mia età, con la coscenza che lo ero anche quando davanti c'era l'1... ed anche se io quella corona e quello scettro forse non li vorrei, non posso fare a meno di ammettere che si, lo sono e non so come liberarmi del titolo e del fardello che ne consegue. 
 Così eccomi qui, in piena paranoia, a cercare di costrurmi una via di fuga dalle parole che mi si affollano in testa. 
a sforzarmi di mettere un piede dietro l'altro per superare tutto questo, trattenendo la tentazione di mettermi a correre più veloce che posso per lasciarmi tutto alle spalle e raggiungere quel posto li, così lontano, dove la mia mente è già arrivata da un po. 
In costante lotta con la regina che è in me, pronta ad abdicare, sogno una nuova me, capace di prendere le cose come vengono, senza costrutti e senza aspettative. 
Sperando che un giorno io sia capace di vivere senza fare liste, senza trasformare i sogni in progetti ed i progetti in ossessioni. 
Regina di un regno che non sento mio, investita di un titolo che mi soffoca, alla ricerca di una Giulia concentrata sul "dimmi cosa senti, non cosa pensi..."

mercoledì 4 giugno 2014

ditemi perchè, ditemi come.

torno a scrivere e mi sforzo di trovare l'argomento più frivolo reperibile nel catalogo degli argomenti frivoli. Perchè ne ho bisogno. Quindi, io voglio -si voglio- iniziare a correre. perchè ne ho bisogno, perchè fa bene, dicono, perchè voglio diventare una di quelle che dicono che correre e fighissimo ed alzarsi al mattino per farlo è ancora più figo. Ditemi come si fa, mi alzo alle 6,30 e vado? e sopratutto, ditemi perchè? voi che siete super donne e che lo fate, svelatemi i vostri trucchi ed i vostri segreti. c'ho il culo a forma di divano, non va bene!

domenica 18 maggio 2014

A mia insaputa

Ci sono stati giorni in cui pensavo che sarei tornata qui.
Pensavo a quel momento ed a come avrei scritto certe parole.
Quelle parole non ci sono, non ci sono quelle non ne esistono altre che possano sostituirle.
Forse torneranno a mia insaputa ed allora tornerò anche io a scrivere.
Allora avrò dimenticato.
Fino ad allora vi leggerò e potendo commenterò e sognerò con voi, gioiró per voi e riderò, mi commuoverò, tutto come sempre fino a ieri.
Ma non so se scriverò ancora.
Non è una porta che si chiude, la  accosto per un attimo in attesa di capire cosa sta accadendo e poi chissà...
Vi abbraccio
Giulia 

martedì 18 marzo 2014

a te.

da piccoli ci fanno fare i lavoretti, tipo all'asilo, con il cartoncino colorato, qualcosa da appiccicare con la colla pritt e la frase convenzionale, che ne so:"al papà migliore del mondo"... e diciamocelo, sono anche parecchio brutti. 
Si perchè da piccoli si colora fuori dagli spazi, di scrivere, a parte il nostro nome, non se ne parla, ci danno per ritagliare quelle forbici stondate e ne viene fuori un mezzo Picasso puerile.
E che poi il papà del caso, quello migliore del mondo per noi, quel lavoretto abominevole lo appende al frigo, o se lo porta in ufficio tutto tronfio, che l'ha fatto la sua bambina, quello... 
io sono per lui la sua bambina da 32 anni. 
ci sono volte in cui lo rimprovero di chiamarmi così anche davanti agli estranei. 
L'ha fatto anche sabato scorso, alla partita della squadra di RR e mio Fratello, che io ero con i due cani, lui salutava un conoscente ed alla fine dice "ciao, buon pomeriggio, torno dalla mia bambina". 
io sono la sua bambina.
 e lui è il mio papà. 
Domani sarò a Roma, per la convention... così lo scrivo oggi, che senza di lui la mia vita non sarebbe com'è oggi. 
Che se quest'anno è stato tanto meraviglioso è anche grazie a lui, che mi ha presa per mano e mi ha accompagnata in questo viaggio.
 che ogni tanto è un orso ed è burbero con tutti tranne che con me e con Mattia, che chiama ancora Bimbo o Chicco... che è sbadato e dimentica le cose, perde le chiavi ogni 10 giorni, ha comprato quanti paia di occhiali negli ultimi anni? per poi ritrovarli sempre, sotto la sella dello scooter o sul sedile della macchina. Che ha troppi anni per andare in giro con la sua moto, ma lui anche con 3 gradi, lo vedi sempre in sella. 
che non smette di lavorare anche se la schiena gli fa male e cammina tutto storto ed io vorrei che rallentasse.
Perché  succede, che smetti un po di essere il figlio che vede il genitore invincibile e diventi quel figlio che guarda i genitori con una tenerezza nuova, con un filo di preoccupazione, di apprensione. Lui, che per colpa del suo lavoro è molto conosciuto, qui al paesello. 
Ed ho detestato essere "la figlia di..." per tutta la mia adolescenza. Perchè non avevo privacy, perchè si sapeva sempre dove ero e con chi e per una 20enne, ditemi, può esistere di peggio? che ti vedono in giro e 10 minuti dopo papà lo sa.
 Ed ora lo dico tutta fiera, invece, che lui è il mio papà. 
Lo stesso papà che finchè ho vissuto a casa sua alle 2,30 si rientrava, tassativo. che mi aspettava sul divano e quando sentiva le chiavi nella toppa accendeva il televideo per controllare l'ora. 
quello che mi rimprovera ancora oggi perchè non so bene le tabelline, ma che loda la mia creatività in modo imbarazzante, come se fossi la più brava a fare tutto di tutto il mondo. 
Che troppo spesso non è obbiettivo.
Che è entrato in discoteca con le ciabatte perché ero in ritardo e i miei amici ne ridono ancora oggi. 
Che mi ha progettato la casa e poi mi ha aiutato ad affittarla. 
Che se chiamo risponde sempre, corre sempre, c'è sempre.


 Il mio papà...

mercoledì 5 marzo 2014

io c'ho il premio!


c'ho il premio e devo dire grazie alla simpaticissima Wannabe Figa che se non la conoscete: cosa state aspettando? perchè è l'occasione per una lettura ironica, intelligente e divertente.
allora, le regole sono le classiche dei Liebster Award, quindi:
  1. Ringraziare chi ti ha nominata
  2. Rispondere alle sue dieci domande
  3. Nominare almeno dieci bloggers con meno di 200 followers
  4. Comunicare la nomina
  5. Proporre dieci domande per i nominati

Fatti i dovuti ringraziamenti, mi accingo a rispondere alle dieci domande della mia amica virtuale:
  1. Qual è la tua città del cuore? Torino, per mille motivi più uno.
  2. Un tuo pregio e un tuo difetto. Sono un tantino irascibile...un filino appena, ma perdono e dimentico, entrambe le cose molto in fretta, forse anche troppo.
  3. Se fossi un animale saresti...? il mio cane Rocco. Se lo conosceste -e conosceste mia suocera- capireste perchè. (non scelgo Ridge perchè non gode degli stessi trattamenti di favore, ma proprio per questo io lo amo) 

  4. Il tuo cantante preferito? Robbie. Al cuore non si comanda. 


5. Sei mai stato/a innamorato/a? per fortuna si. Ed anche per sfortuna.
6. Il tuo sogno ricorrente? sogno poco e quel poco lo dimentico.
7. Bevi caffè? Se sì, come schiumato senza zucchero.
8. La tua vita fra vent'anni?RR, io e due figli adolescenti. Due maschi, temo.
9. Cambieresti qualcosa di te?il metabolismo!
10. Posizione preferita a letto? sono per il comando....

mi perdonerete per la decisione di non nominare a mia volta...
Di seguito le mie domande e leggerò con estremo piacere le risposte di chiunque abbia voglia di farlo, qui o sul suo blog.

1. Cosa c'è sul tuo desktop?
2. isola deserta, tu il sole, il mare e tre oggetti: quali?
3. Il giocattolo della tua infanzia che hai ancora con te o vorresti avere.
4. i vestiti che metti quando devi sentirti bellissima|o
5. cosa mangi a colazione?
6. Per me le carote crude sono il male, le odio, le detesto, c'è un cibo che proprio non fa per te?
7. il tuo mezzo di trasporto...
8. il tuo vezzo di bellezza (anche per gli uomini, su, anche mettersi il gel è un vezzo!)
9. sneakers, ballerine o tacco 12? (per le donne: cosa indossate? per gli uomini: cosa preferite?)
10. Ho un due giorni liberi, che città italiana visito?


Vi abbraccio.
G



sabato 1 marzo 2014

Parola del giorno: COERENZA


RR ed io siamo usciti incuranti di pioggia ed intemperie alla ricerca di una bici per me. 
Si di una bici.
Si piove.
Si fa freddo.
E si, io voglio una bici e vorrei anche usarla. 
Comunque la bici doveva essere:
- bianca
- vintage quanto basta
- hipster quanto basta
- economica quanto non basta mai
- con uno (o più) cestini di vimini sul davanti

Il tutto non necessariamente in questo ordine.

Ho trovato una bici:
- nera
- nuova di pacca con 7 rapporti e la plastica integra sul sellino
- hipster, quello si.
- con un cestino nero di ferro
- euro 229 
La signora, gentile, ma con una ricrescita grigia imbarazzante su dei capelli inspiegabilmente grigio topo ed i denti giallissimi, ma gentile, mi ha gentilmente detto che con l'aggiunta del cestino di vimini che piace a me, il porta cestino e cazzi e mazzi si arriva, comodi comodi, a 270 euro. 
Esattamente quello che avevo intenzione di spendere io. Come no.
Il problema è che, ovviamente, mi piace tantissimo e so già che tutte quelle che vedrò da qui in avanti faranno"cagarissimo" -come dice la mia mamma- e che alla fine la comprerò, la userò 10 volte ed in quelle 10 volte pioverà dopo 10 minuti dalla mia uscita di casa ed alla fine me la ruberanno dalle cantine come l'altra, lo so. 
Dopo un febbraio difficile, che difficile è dire poco, avere questa scelta così futile che mi attanaglia mi fa sentire leggera. 
Per me marzo è primavera e che mi porti la bici o no, marzo è avvertito: ho grandi aspettative su di lui...


Ps: per quelle poche che me l'avevano chiesto ecco il bagno finito. Manca lo specchio, è piccolo, ma è mio e di RR ed io lo adoro. 




domenica 23 febbraio 2014

Sticazzi

Ho trovato questa cosa su internet...
Subito ho pensato: "mah"...
Poi: salva in rullino...
Stamattina l'ho riletta e, si, sticazzi, ora me la studio a memoria e poi passo le giornate a ripetermela.
Che anche le vite d'oro, hanno le loro zone d'ombra, ogni tanto...


lunedì 10 febbraio 2014

Succede poi


Che è una domenica mattina come mille, che suona la sveglia e la si sposta un po più un la...che è domenica...
E tanto che la sposti più in la che si fa tardi...e allora non è più così presto e ti ritrovi a correre come fossi in ritardo al lavoro.
È che spesso le mie domenica  mattina sono così, ma non questa.
La sveglia è suonata, l'ho sentita...
E poi ho sentito un altro rumore, che non sono abituata a sentire.
Sono nel dormiveglia e già scendo -troppo- rapidamente la scala a quasichiocciola, Ridge piange.
 Ridge non piange mai, perché Ridge piange?
Così viene fuori che Ridge non ne vuole sapere di alzarsi dalla cuccia.
O forse non è che non vuole: non può.
Le zampe posteriori di Ridge non funzionano. Lui ci prova, ad alzarsi, ma loro rimangono li dove sono, ferme.
So solo che ho pianto.
Quanto, non me lo ricordo.
Ed è così che oggi RR ed io ci facciamo due ore di macchina per arrivare a quella clinica neurologica li, perché non si sa mai, magari è meglio fare un risonanza,magari ha quell'ernia che rimane paraplegico e gli serve il carrellino. La veterinaria che lo conosce da sempre, non si fida: meglio approfondire.
Ed io piango durante la notte e penso a come faccio, con il lavoro? Domani sono di nuovo a Torino e giovedì di nuovo ancora...chi sta con Ridge, mentre io lavoro?
Come faccio io, senza Ridge?
Che sono quasi sei anni che sta con me e non mi ha mai lasciata, anche quando me lo sarei meritato.
E mentre io piango lui dorme.

Dorme anche per tutto il viaggio in macchina ed anche in clinica è il solito pacioccone-tenerone-cicciottoso tutto coccole al miglior coccolatore. 


Dorme, si fa coccolare, scodinzola, ma di alzarsi non se ne parla.
Tranne che un attimo prima di farsi visitare dall'ortopedico, che lo trova sano come un pesce, mi prescrive 156 euro di antinfiammatori da dargli+190 euro di vista ed rx e ci rispedisce a casa sotto la tormenta di neve, con poche ore di sonno alle spalle, un paio di anni di meno per la paura e il cuore che scoppia di felicità.

Il viaggio di ritorno seduta dietro con lui, come se fosse il mio piccolo.
Perché lo so che è solo un cane, ma è il mio cane e l'amore è amore... 

giovedì 6 febbraio 2014

Io odio la convention

Ore 16,46. 
Ricevo una mail e inizia l’incubo: 
“Buongiorno ragazzi, Abbiamo bisogno della vostra presenza per realizzare il contributo da presentare a Roma, in occasione della convention del 19 marzo. Vi aspetto in ………………………………martedì 11/2 alle ore 13.00.... Maschietti con cravatta e femminucce carine come sempre....” 

Uno dei capi ci convoca a Torino, in sede centrale, per realizzare quello che io temo (ma è quasi una certezza) essere un video di noi in versione ridicola che verrà presentato alla suddetta convention a Roma. 
Togli che la convention inizierà alle 10 del mattino e che per noi è prevista la trasferta in giornata, con sveglia alle 3 di notte, partenza da Caselle alle 6 del mattino e rientro in nottata, che sarà una sfacchinata immane, avrò i piedi sanguinanti e sarò stravolta…
 Togli che non so per quale ragione l’azienda considera tutto questo un “premio” riservato a pochi eletti, dei quali faccio fortunatamente parte.
 Togli che gliel’ho detto, io, al mio capo, che accetterei più volentieri un premio in denaro…e forse accetterei più volentieri anche un premio in punizioni corporali. Tolto questo, sono disperata. 
Ed è In preda alla disperazione, compongo il suo numero sul cellulare aziendale: 
GIULIA:“pronto, Bruno?” 
CAPO:“eh” ….silenzio…..
CAPO:“cosa devi dirmi di grave?” GIULIA: “Bruno, tu mi odi?” 
CAPO: “Non ancora, perché?” 
GIULIA: “volevo capire se la mail di convocazione era frutto di odio” 
CAPO: “abbiamo solo scelto le colleghe più telegeniche” (sfotte, il bastardone!) GIULIA: “Si, vabbè, ti avverto: sono stonata e non so ballare” 
CAPO: “ Eh, ma infatti il filmato deve essere comico, altrimenti mica sceglievamo te!” (spiritoso!) 
GIULIA: “ecco perfetto, grazie. Ora posso andare a casa a piangere”
CAPO: “no, ma resta pure in ufficio a piangere”

Convention fissata per il 19 marzo a Roma.
Pioverà a secchiate. Sicuro. 
Devo trovare:
A: scarpe abbastanza comode per non volermi staccare i piedi a morsi, o in alternativa,
B: borsa grande abbastanza da contenere un paio di all star, ma non troppo ingombrante.

Sono disperata. Vi farò sapere cosa mi aspetta, quale sarà la mia parte nel video e quante lacrime (in ettolitri) avrò versato per allora. 
Una cosa è sicura: io odio la convention!

lunedì 3 febbraio 2014

bentornata a me (?)

Inizio oggi a scrivere questo post, che si preannuncia lungo e tortuoso, ma non lo so, lo giuro, quando potrò finirlo. Aspettatevi quindi bruschi cambi di direzione, voli pindarici senza un senso apparente e anche un po del mio solito, sano, delirio. 
Non ho ancora deciso cosa farò con il blog, che di fatto è entrato prepotentemente nel mio privato e quindi, per ora, credo che scriverò con un taglio diverso da prima, perché io sono diversa da prima e tutto cambia, ora posso riprendere da dove avevo lasciato e tornare a fare di questo spazio il mio spazio sul mondo e nel mondo, in attesa di decidere cosa fare.
RR, Ridge, Rocco ed io ce la caviamo alla grande. 

Abbiamo appena finito di ristrutturare il bagno “bello”, che di bello prima non aveva nulla, ed è stata una fatica immane. 
E’ stato faticoso scegliere i rivestimenti, i sanitari, i pavimenti…e soprattutto è stato faticoso pulire dopo, dopo che i muratori hanno tagliato la KERLITE, questa cosa che si è scelta per i rivestimenti, con il flessibile, nel bel mezzo del salotto. 
Ecco, questo ha avvalorato prepotentemente la mia teoria che fare i lavori in casa quando già ci vivi è da pazzi furiosi. 
Ora comunque il bagno è bellissimo e non appena verrà piazzato il lampadario verrete omaggiati di ampia documentazione fotografica, che so che morite dalla voglia di vederlo (dite si!) 

Voglio –si, ho detto voglio!- una bici. Di quelle vecchie, non vintage, proprio vecchia, bianca, cigolante e con i cestini a cestino. 
Ne avevo una, tempo fa, brutta, vecchissima e fantastica. La usavo per fare su e giù dalla stazione a casa quando facevo la pendolare e lavoravo per le Olimpiadi di Torino 2006 (che anni bellissimi, quelli!). 
Poi sono andata a vivere da sola e Padre, chissà perché, l’ha regalata ad una loro vicina di casa perché la portasse alla sua casa al mare… no comment, per favore. Padre le fa queste cose, è l’uomo generoso per antonomasia, è la generosità, lui…ma regalare la mia scalcagnata bici comprata per 30 euro al cimitero delle bici ad una che se la porta nella sua casa al mare… Padre è così. L’altra, quella bella, comprata e pagata cara, quella me l’hanno rubata. 
Me l’hanno rubata dalla cantina. Qualcuno è entrato nel palazzo, è sceso nelle cantine e ha rubato indisturbato la mia bici. Ora capite che ne voglio una? 
RR ha detto –testualmente- che sto smerigliando i cogl….i con la storia della bicicletta. 
Questo significa che sono sulla strada giusta per averla, ancora un po di smerigliamento e sarà mia! 

A proposito di ladri, vi do un consiglio: se i vostri genitori sono in vacanza in Thailandia per i loro 35 anni di matrimonio, il vostro fidanzato e vostro fratello sono a Torino a vedere Juventus- Real Madrid, se suona l’allarme di casa dei vostri genitori e la loro vicina ottuagenaria vi telefona dicendo che in casa ci sono le luci accese, ecco, se vi succede non entrate in casa. 
In altre parole: non fate come ho fatto io, che colta di sorpresa, mezza addormentata sul divano, un po’ per abitudine (l’allarme dei miei non ci pensa due volte a suonare), o per chissà quale astruso motivo, mi sono trascinata di corsa fino a casa loro, con il telefono che squillava: i miei genitori da Puket, ed erano le 3 del mattino da loro, che volevano sapere cosa stava accadendo, la vicina, mio fratello, RR, la chiamata automatica dell’allarme, tutti a telefonare a me, nello stesso momento…ed io che senza pensare salgo le scale a due a due e in un attimo mi ritrovo nell’ingresso di casa dei miei, illuminato a giorno, con l’allarme che suona ancora e…nulla fuori posto. 
L’allarme ha salvato la casa, i ladri sono scappati lasciando tutto acceso e la porta aperta, ma senza bottino.
 Cosa ve lo dico a fare, che ho avuto gli incubi per svariate notti.

 Ora lo so che susciterò l’ira e l’inorridimento di molti di voi, che come me amano smodatamente e smisuratamente leggere: ho comprato il KINDLE e lo amo. 

Lo so, li per li può essere difficile da accettare, come idea, ma io lo amo. Mi porto sempre dietro decine di libri e pesa poco, pochissimo, sta nella borsa e mi vuole bene, si vede. 
È un amore corrisposto, il nostro. 
E si, lo so, non c’è la carta da sfogliare, da annusare. Non lo puoi riporre li nella tua bella (e straripante) libreria e riguardarlo con occhi sognanti…ma io lo amo lo stesso. 
E’ stato l’acquisto compulsivo più azzeccato di sempre. Giuro. 

Il mio lavoro fa sempre più schifo. So che non ne parlo mai, o ne parlo poco, del mio lavoro. Ma c’è e non è che sia un granchè. Ora vi svelerò cosa faccio, senza fare nomi, perché lavoro per una grandissima azienda nazionale, una delle più grandi, ed è meglio non fare nomi: mi occupo delle relazioni che intercorrono tra suddetta azienda e le pubbliche amministrazioni locali, 80 comuni sul territorio e le grandi aziende municipalizzate della zona. 
Ed è dura, durissima. 
In sostanza passo le giornata e gestire lamentele, critiche ed a cercare – il più delle volte invano- di risolvere grane –grosse-, che se mi va male finiamo sul giornale un’altra volta. 
Ho 32 anni e sono un quadro direttivo, di questa azienda. 
Lavoro qui dalla fine dei giochi olimpici del 2006 e ho un contratto a tempo indeterminato e uno stipendio che non mi fa ricca, ma mi rende tranquilla. E questo basta a farmi alzare alle 7 tutte le mattine, a farmi accendere il telefono aziendale, a farmi sedere a questa scrivania con la foto mia e di mio fratello da bambini che mi a guarda e la palla di Roma con la neve, che mi ha portato mio fratello quando è andato a Roma e io gli ho chiesto di portarmi la cosa più pacchiana che riusciva a trovare.
Se questo è il buono e tutto il resto è lo schifo, è a questo che mi aggrappo per non essere ingrata ed ipocrita. E grazie che c’è, questo lavoro. Fa schifo, me lo tengo e mi sforzo pure di lamentarmi poco, che non si sa mai. 
Ma fa abbastanza schifo, che si sappia. 

La mia amica Piggy ed io volevamo iscriverci in palestra. Ci siamo caricate a vicenda via WathsApp per settimane, al grido “vogliamo il sedere al posto delle scapole”, fino ad arrivare agguerrite all’ingresso della palestra, frenare bruscamente, girare i tacchi e scappare a gambe levate. 
Non fa per me, l’ambiente della palestra, proprio non fa per me. 
Dalle vetrate (ovvero da tutte le pareti della palestra) si vedevano uomini incanottati e donne leggins munite intente a fare tutto fuorchè allenarsi: in palestra non si va per dimagrire, così temo. 
E così per ora abbiamo optato per lo step ed il tapis roulant che abbiamo in casa io ed RR quando il tempo è brutto e per corsa e passeggiate quando non piove…la scelta mi ha portato ad una triste e sconsolante verità: non credo che avrò mai il sedere al posto delle scapole.
 
Ho passato settimane a crucciarmi sulla possibilità di fare questo: 

un taglio drastico, netto, coraggioso.
 Ho prenotato dalla mia parrucchiera di fiducia, sono entrata, mi sono seduta e ho tagliato…le punte e la frangia. 
Morale: non sono coraggiosa. 
La mia sansonica chioma, per ora, resta dov’è. 

La mia amica J diventerà mamma per la seconda volta. 
Data presunta per il parto 7/08/2014: il giorno del mio compleanno. 
Nascerà un leoncino/a che sarà bellissimo come la sua prima bimba e con un carattere di merda, come me. La mia amica J è una di quelle persone da cui noi persone grigie dovremmo prendere esempio. 
E’ che potrebbe sembrare "effimera" e forse a volte lo è, ma la verità è che nella sua leggerezza lei affronta le cose con una semplicità, una positività, una gioia che poi, per forza, le cose le vanno bene. In lei è racchiuso tutto quello che nel libro “the secret” è chiamato pensiero positivo. E chi mi legge da un po sa come le mie opinioni a riguardo siano spesso controverse e in contrapposizione. 
Poi guardo lei e mi dico che a pensare positivo forse non si attiva la legge di attrazione universale, ma certo si vive meglio.

 E da questa base, parto per mettere in campo le mie energie volte alle grosse novità potrebbero sconvolgere la mia vita in questo 2014 che verrà.
 Ci sto lavorando e presto vi darò maggiori dettagli in merito, tutto il resto è piccola cronaca e suvvia, quello di interessante –poco- che c’era da dire si è detto, la verità è che forse da scrivere davvero avevo proprio poco, era la voglia di scrivere, che era diventata incontenibile.

domenica 2 febbraio 2014

Dilemmi dilemmosi

Un anno passó.
Che anno strano, quello trascorso.
Che anno strano, quello che vivo rileggendo il blog, dopo un anno di vita.
L'anno della svolta, dicono.
L'anno della svolta, per me, confermo.

Vorrei scrivere di più.
Leggo tutti i miei "blogamici" e vorrei scrivere ancora, come quando ero puntale nel mio mondo virtuale e molte blogger erano un po una mia famiglia 2.0.
Poi scopro che mi leggono.
Non lo so chi è la talpa (detto con una strizzatina d'occhio) ma tant'è: il mio blog non è più privato.
Cosa faccio? 
Questa l'annosa questione.
Cioè, voi cosa fareste?
Perché si, mi è stato detto
-scusa eh, ma quando uno scrive un blog, non lo fa per farsi leggere?-
Si.
Ovvio.
Anzi, più lo si legge e meglio è...
Ma scoprire che a leggerlo è gente con cui si va a bere una cosa, ogni tanto, quella è una faccenda diversa.
Scoprire che qualcuno è entrato così tanto nel mio intimo.
Non so.
-ogni tanto ti leggo, scrivi bene-
Grazie.
Ma ora cosa faccio?
Da quando l'ho saputo, che mi si legge in giro per il paesello 
E ho anche saputo che mi si apprezza, ma mi si legge, qualcosa si è bloccato.
Il freno a mano tirato e la cintura di sicurezza allacciata, è cambiato tutto.
Cosa faccio?