...E per quanto sia faticoso abbandonare la strada già segnata ed apparentemente più sicura, scopre che è possibile trovare nuove vie, e che ci vogliono sia il sole sia la pioggia per fare un arcobaleno.
Saper sognare è un dono, ma il sogno può diventare una gabbia dorata se per realizzarlo si accettano così tanti compromessi da perdere di vista la felicità. Perché é giusto credere nelle favole. L'importante è saper accettare che la nostra potrebbe essere diversa da quella che abbiamo sempre immaginato.

giovedì 28 febbraio 2013

La legge dei grandi numeri

Ero in terza elementare e la maestra spiegava le tabelline. Avevo circa otto anni quando ho capito che no, i numeri non sarebbero stati il mio futuro.
La matematica ed io abbiamo litigato molti anni fa...
Da allora non abbiamo mai fatto pace.
Crescendo ho capito che le parole sarebbero state la mia strada e che ai numeri qualcuno avrebbe pensato per me.
Poi una arriva a trent'anni e capisce che ci si deve piegare, per una ragione o per l'altra, alla legge dei grandi numeri.
È tutta una questione di numeri: più clienti contatti più contratti riesci a chiudere, più esci la sera più gente conosci, più vai in palestra più sei FAIGA.
Più pensieri positivi fai più l'universo ti premia (?)...
Siamo tutti vittime della legge dei grandi numeri?
I numeri ci hanno colonizzato.
Siamo schiavi dei numeri.
Anche io, che i numeri li aborro, dopotutto sono solo la matricola 267800, la prima o l'ultima in classifica. Una delle tante.
La numero uno.
La numero zero.

Wikipedia docet:
La legge dei grandi numeri descrive il comportamento della media di una sequenza di n variabili casuali indipendenti e caratterizzate dalla stessa distribuzione di probabilità al tendere ad infinito della numerosità della sequenza stessa.

Eeeehhhh????





martedì 26 febbraio 2013

Dream

Altra sera di parole mancate, di rimpianti per parole non dette e di speranze per parole che vorrei dire.
Notti senza sogni, giornate di sogni intrise.
Giornate oniriche.
Oniriche illusioni.



Photo by Tumblr

















venerdì 22 febbraio 2013

In-soddisfazione.

Il bisogno di scrivere, delle volte, si spinge fino alla punta delle dita quasi a farmi male.
Sento una fitta la petto, come se dovessi dire qualcosa, che se non la dico sto male, il nodo alla gola pizzica e ha bisogno di sciogliersi.
Quando poi mi ritrovo di fronte a questi tasti il bisogno si allevia, la sofferenza si fa più mite mano a mano che li sfioro, questi tasti...e mi accorgo che no, non è vero che ho qualcosa di impellente da dire. La verità è che non ho niente da dire.
Niente, almeno, che non possa condividere solo come me stessa.
Ci sono giorni in cui starei solo con me stessa, solo con me sto bene. Ci sono giorni in cui anche la mia presenza mi infastidisce, mi serve il rumore, mi serve la gente. In quei giorni mi convinco che dopotutto anche io sono un animale sociale, che sono come quegli orsi che vivono lassù, tra le montagne, in un'armonica solitudine perfetta e poi te li vedi camminare per la strada del paese quando vai a comprare il pane al mattino.
In quest'ultimo periodo ho capito che non si è mai contenti della propria vita.
Ho capito che l'insoddisfazione fa parte dell'indole umana, almeno di quella femminile e che la spirale di infelicità ti avvolge nella sua morsa senza che si possa fare nulla per liberarsene.
Chi ha il pane non ha i denti e chi ha i denti non ha il pane.
La saggezza popolare mi ha sempre fatto un po' paura.
Ma a scandagliare nella mia vita alla ricerca dell'amica puramente e disperatamente felice predo tempo. Anche quelle che all'apparenza avrebbero tutto per esserlo si scoprono mancanti ed io devo constatare amaramente che fa parte di noi, l'insoddisfazione. Che anche quando si ha tutto, agli occhi degli altri, si vorrebbe di più.
Oggi è uno di quei giorni li, di quelli in cui ho ben chiaro quello che mi manca.
Un amico mi ha detto "se non hai mai avuto le farfalle nella pancia non sei mai stata innamorata".
Io so che lo sono stata, a modo mio, ed anche profondamente.
Il ricordo di quell'amore punge come uno spillo, certe notti.
Ho amato semplicemente perché lui andava amato, meritava di essere amato, anche con la semplicità con cui lui amava me.
Forse non mi sono tremate le ginocchia, non ho avuto le vertigini, ma so di averlo guardato in un paio di occasioni e di aver pensato che no, non potevo desiderare di più.
È amore, quello. Lo è per me, almeno.
Le farfalle sono un'altra storia.
Sono le mie mancanze, reali o presunte. È quello che non ho e quello che non do che oggi mi tormenta e mi fa sentire quel bruciore alla punta delle dita che si allevia solo se scrivo.
Scrivo ed esorcizzo.
Scrivo e spero di arrivare al cuore di chi sa che potrei dare di più, vorrei dare di più, ma non so come si fa.
Scrivo per potermi rileggere di tanto in tanto, estraniandomi da me, fingendo di non essere io per cercare di capire quella che sono e che non capisco.
Scrivo.
Scrivo e non so perché.
Scrivo e non so per chi.










giovedì 21 febbraio 2013

Parlare con gli occhi

Per una alla quale le parole non mancano mai, perdersi in Tumblr e parlare con le immagini, per una volta, sapendo di riuscire a dire più di quanto talvolta mi riesca di fare, sperandolo, almeno.
Oggi va così.



















martedì 19 febbraio 2013

La più alta forma di egoismo

È chiedere aiuto.
Sentirlo dire mi ha sconvolta.
La mia indole alla generosità totale e dolorosa ne è indignata, ferita, delusa.
La mia indole non lo accetta. E nemmeno io.
Cosa viviamo a fare, quindi? A cosa servono i sentimenti, i rapporti umani, gli affetti, se non si può contare su di loro nel momento del bisogno?
Chiedere aiuto è da egoisti e si dovrebbe rispondere a chi lo fa "impara a camminare con le tue gambe".
La mia indole ne è sempre più indignata.
Camminare sulle proprie gambe è necessario, a volte faticoso, ma indispensabile...
Eppure non riesco ad accettare l'idea che non si possa contare su qualcuno che ci tenga la mano, mentre arranchiamo sulle nostre gambe in un momento difficile.
E non si tratta di scaricare pesi, ognuno ha il suo fardello, più o meno pesante, che deve portare da solo, a costo che le ginocchia a volte tremino un po. Ma mi piace pensare che chi ci sta vicino, sempre sul famoso percorso accidentato, quantomeno di tanto in tanto si offra di portalo per noi, anche solo per pochi passi, quel fardello. Mi piace sapere che certamente direi di no ad una simile proposta: il fardello è mio e me lo porto io. Ma grazie per avermelo chiesto.
E allora va bene, portare per noi il fardello non è giusto, ma mi piace ancora di più pensare che lungo la strada noi, il nostro fardello e chi ci tiene la mano ci si possa sedere qualche minuto a riprendere fiato, per chiacchierare un po' e magari, chissà, dimenticare per un attimo la fatica.
È per questo che si vive, per me, per avere accanto, nel corso di una vita che molto spesso ti mette alla prova, persone che saranno pronte a prenderti la mano ed a camminare con te.
E se chiedere aiuto è da egoisti, darlo a chi ami dovrebbe essere talmente spontaneo e naturale che: cosaneparloafare?
Quindi no, maestro di yoga, questa volta non sono d'accordo.
Questa volta proprio no.

Il decalogo dell'amore_capitolo 3_ la sindrome di Candy Candy

Nome Nome, Candy Candy. La ragazzina senza identità, con quei codini sproporzionati ed un procione come amico. Con la mini minigonna e gli stivali rossi.
A merenda io mangiavo pane, marmellata e Candy Candy.
La colpa, quindi, è di chi nella mia infanzia mi ha permesso di guardarlo il cartone animato dell'orfanella con il procione e gli stivali di vernice, che peggio c'è solo quella troietta incestuosa di Georgie.
Perché ammettiamolo Candy era una vera cretina.
Lei è la crocerossina per antonomasia e quindi, sempre per antonomasia, la più grande delle cretine.
Ma come sempre accade, anche in questo caso, se non in questo caso più che mai, noi donne ci caschiamo con tutte le scarpe ( siano stivali rossi, infradito, new balance, zeppe o sandalo tacco 15...) e almeno una volta, nel loop della crocerossina, ci siamo cascate tutte.
Iolocambieró-conmesaràdiverso.
Regola numero 3, anche lei come ogni regola ha il suo mantra: non provare a cambiare un uomo a meno che non abbia un pannolino.
Perché gli uomini non cambiano. O forse cambiano, ma certamente perché lo vogliono loro e non perché noi abbiamo deciso che è giunta l'ora del cambiamento. La crociata per cambiare un uomo ha ottime probabilità di finire in un bagno di sangue, il nostro sangue.
Le tattiche non funzionano. Chi vi consiglia tecniche e strategie mente e vi danneggia.
Se vi mettete con un puttaniere - per esempio- con l'obbiettivo di redimerlo, avete perso in partenza. Risparmiate tempo, fatica e probabilmente anche lacrime e concentratevi su qualcosa di più produttivo, il punto croce, per esempio....
Mettetevi con un puttaniere accettando la situazione per quella che è, lui per quello che è, e sarà una bella storia, leggera e divertente.
Vale la pena di godersela al massimo la storia con un puttaniere, ha anche degli interessanti lati positivi, ascoltate me, basta non confonderli con l'amore.
Ma tornando a noi, Mettetevi con un puttaniere con un'aspettativa a lungo termine e sarete destinate al fallimento.
che penso che in tutto ci sono le eccezioni ormai lo sapete e quindi lo ripeto sono per ridondante abitudine...
Quindi ci sarà il puttaniere che si innamora e, per noi ed in nome del nostro amore, diventa uno stinco di santo, alla Logan di una mamma per amica, per capirci....
Ma sapete anche che l'eccezione è l'eccezione ed io sono qui a parlare della regola, che eccezione non è, e riguarda la maggioranza di noi. Le fortunate (?) eccezioni hanno tutta la mia stima e la mia invidia, forse.
Il mio amico + ha una storia con una giovane biondina.
Il mio amico + non è un puttaniere, non nel senso letterale del termine.
Il mio amico + non ha ancora intrapreso il sentiero dell'amore, ha voglia di divertirsi, di sperimentare e lo ammette con candore e sincerità il che fa di lui un intoccabile.
Perché lui te lo dice, che non vuole rotture di cazzo, quindi se rompi il cazzo e lui ti manda a stendere poi non ti puoi lamentare perché ti aveva avvertito, lui...
Il mio amico + si vede con questa biondina perché lei "non rompe il cazzo". Non pressa, non stressa, non fa scenate...
Non fa la fidanzata, almeno per il momento.
Il problema si manifesterà in tutta la sua prepotente violenza emotiva quando lei inizierà a fare quello che attualmente, con abile tattica, non sta facendo: la rompi palle, la fidanzata, dunque.
Perché le donne lo sono un po' tutte, per indole, rompi palle. E lei non é esente dal dover portare questa croce, amico mio. Sta fingendo ed è bene che tu lo sappia.
Spero per te che finga ancora a lungo e bene, come ha fatto fino ad ora.
Ma finge.
E crollerà, prima o poi.
Comincerà ad aspettarsi una risposta agli sms, vorrà la buona notte, pretenderà che vi vediate con cadenza settimanale (leggi giornaliera...), metterà il muso se ti vede parlare con le altre (leggi farà scenate se ti vede parlare con le altre...) e tutte quelle altre cose che tu aborri e rifuggì del genere femminile.
La biondina fa la crocerossina, inconsapevolmente forse, ma ha messo in campo, anche abbastanza abilmente, bisogna ammetterlo, tutte le armi che noi donne sfoderiamo quando siamo convinte che NOI LO CAMBIEREMO e che con noi sarà diverso.
Lei ai miei occhi ha i codini ricci di Candy Candy, è "zucchero filato e curiosità, è un mondo di pensieri e libertà"...ed è destinata ad uscire allo scoperto, a svelare la sua divisa bianca ed ad ammettere che il mio amico + si sbaglia, che no, lei non vuole una storia come quella che vuole lui, lei vuole di più.
Sono con te sorella Candy. Vinci per noi.









giovedì 14 febbraio 2013

Cinquecentomila sfumature di grigio_il decalogo dell'amore_ capitolo numero 2

Cinquecentomila sfumature di qualunque colore siano, purché siano cinquecentomila o giù di li. Di più si, di meno difficile.
Cinquecentomila sfumature, le nostre, non certo le loro.
No. Perché gli uomini sono monocolore, bicolore al massimo.
Sono bianco o nero, si o no.
Va bene va male.
Mare o montagna.
Carne o pesce.
Bello o brutto.
Noi siamo grigio, grigino, grigetto, grigiastro. Siamo benino, malino, benone, malissimo. Siamo mare, montagna, prima mare poi montagna o il contrario, forse...siamo Sushi, siamo indecise anche su come vogliamo il caffè al mattino.
E pateticamente pensiamo che per gli uomini sia lo stesso.
Nonècosi.
Loro se dicono no, state certe che no è esattamente quello che volevano dire.
Se una donna dice no è probabile che intendesse dire una qualunque delle parole contenute in un intero dizionario, escluso no, ovviamente.
Quindi basta chiederci cosa intendeva quando nel messaggio ha scritto: "ciao come stai?", perché non ci sono risvolti strappalacrime dietro ad un "ciao come stai" se non l'interesse (forse nemmeno quello) a sapere come stai...
Non ci sono tattiche, dietrologie, cose dette in un modo per intenderne un'altro.
Come per la regola numero 1: se un uomo vuole fare una cosa la fa, anche la numero 2 ha un imperativo: il significato di ciò che dice un uomo è esattamente quello che gli esce dalla bocca, che sia una frase sconnessa, che siano presenti o meno i congiuntivi, che dica GLI al posto di LE, che sia un rutto, una parolaccia o una dichiarazione d'amore, quello è esattamente ciò che voleva dire in quel momento.
E noi a scervellarci per capire perché ha detto X quando certamente voleva dire Y, perché noi lo conosciamo bene, con noi è diverso, se dice X a tutte è solo ed esclusivamente perché solo a noi vorrebbe dire Y, ma è una tattica, la sua, dice X anche a noi per confonderci, per depistarci, per metterci alla prova, perché è confuso, spaventato, perché gli piacciamo troppo, perché bla bla bla bla.
Chenoia.
Chenoia.
Chenoia.
L'ho fatto anche io, l'abbiamo fatta tutte, almeno una volta, l'analisi logica e grammaticale di un sms. Ne abbiamo tratto il senso che ci faceva stare meglio o che faceva meno male per poi accorgerci di aver cannato in pieno. La soluzione era lì, davanti ai nostri occhi e bastava leggerla senza tradurla in femminese, che gli uomini non lo parlano il femminese e ne ho conosciuti ben pochi che avessero seriamente intenzione di farlo.
Le donne sono strane, la loro conclusione. Anche la mia, in fin dei conti...come dar loro torto?
Prestiamo il fianco, ci foderiamo gli occhi di prosciutto e poi piangiamo al l'ennesimo colpo al cuore dell'ennesimo stronzo.
E che sia chiaro: gli stronzi ci sono e se sono al mondo avranno anche una loro utilità, come i paguri bernardi, gli stercorari e gli acari della polvere...
Non incolpo noi donne dell'esistenza degli stronzi. Io ne ho una bella collezione all'attivo.
Incolpo noi donne della reiterazione del loro reato.
Perché se un uomo è stronzo e fa lo stronzo ci sta a cascarci una volta.
Perché se lo stronzo è stronzo la prima volta è colpa sua, dalla seconda volta in avanti è colpa nostra...
Ok, concediamogli una seconda possibilità che non la si nega a nessuno...
Se è stronzo una seconda volta è ancora colpa sua che è uno stronzo, ma se è stronzo una terza?
.....

mercoledì 13 febbraio 2013

San Valentino, amico mio.

Ci sta, come la granita ad agosto, come il panettone a Natale e la colomba a Pasqua, come i pop corn al cinema, come lo smalto coordinato mani-piedi, come i boccoli per un'occasione speciale ed i pigiamoni di felpa a dicembre.
Ci sta, un post su San Valentino, ci sta.
Da me dovevate aspettarvelo.
L'astuta ricorrenza è alle porte ed io, come sempre, l'aborro, la disprezzo, la schifo e la odio.
Niente di nuovo, ovviamente.
L'astuta ricorrenza è alle porte e stranamente la cosa non mi rende triste come è successo in passato.
Forse perché per la prima volta riesco a vederla per l'astuta ricorrenza che è, perché per la prima volta sono sola per scelta e non per riflesso ad una scelta altrui...o ad una non scelta, che è poi lo stesso.
Domani mi faccio un regalo.
Domani me ne vado dall'estetista, mi collego ad asos e mi compro la cosa più glamour ed inutile che trovo.
Sono io la mia Valentina quest'anno.
Sono le amiche con le quali ho passato un meraviglioso week end a Barcellona.
Il mio cane è il mio Valentino.
Il mio papà è il mio Valentino, che negli anni in cui mi sentivo triste arrivava a casa con un regalino per me.
San Valentino quest'anno è un amico, dopo anni di lotte, di rancori ed inimicizie, se come ogni anno la ricorrenza in se mi fa venire un po di orticaria, San Valentino non mi sta poi così sul culo.
Quest'anno Valentino azzarderò a chiamarti amico, chissà che porti bene...





domenica 10 febbraio 2013

La mia Barcellona

La mia Barcellona Profuma di muffin, di pancakes e di birra.
La mia Barcellona ha il suono fragoroso delle risate, il rumore dei tacchi sulla strada, delle gambe stanche che si trascinano, dei bicchieri che tintinnano un Brindisi, l'ennesimo.
Ha il colore rosso del rossetto più rosso, che tanto dura poco, se continui a bere dalla bottiglia.
Dopo la mia Barcellona Dovrei dormire, dopo il mio weekend a Barcellona, ma non riesco.
Sono stanca, ma la stanchezza non vince le emozioni che mi confondono, si mescolano con i ricordi ancora troppo recenti, con la tristezza consapevole di chi sa che passerà troppo tempo perché lo si possa fare ancora, sono stanca e troppo triste, sono stanca e troppo felice, sono stanca e già Barcellona mi manca.
Amiche che si ritrovano per festeggiare una di loro che si sposa. Che già questo basta a sconvolgere un po' la vita, se ci si ferma a pensare: LEI si sposa e se nella sostanza non cambia niente, forse proprio nella sostanza cambia tutto. E quindi le si organizza l'addio al nubilato pensando a cosa si vorrebbe per se.
Barcellona e VOI, ragazze.
Yo no soy la novia, ma non potevo comunque chiedere di meglio.









domenica 3 febbraio 2013

Amo.

Il caffè latte con i biscotti, occupare tutto il letto e abbracciare il cuscino. La vista delle montagne dal balcone della camera da letto. L'odore di Ridge, anche se puzza un po', e le feste che mi fa quando torno a casa. Stare affacciata al balcone, anche quando non c'è una vista speciale, stare li, a ciondolare guardando nel vuoto. Le carezze in testa, i massaggi ai piedi, i massaggi alla schiena, i massaggi al collo, i massaggi. Il profumo di lavanda, le unghie dei piedi con lo smalto rosso, le gonne lunghe. Lo spezzatino con le patate, la pizza con la mozzarella di bufala. La passeggiata con Ridge dopo cena, se viene anche la mamma. Il rumore dei tasti sulla tastiera del pc. Il colore grigio, ma anche il rosa. Le persone accomodanti, quelle curiose, quelle spiritose. Le fragole, le pesche, la tisana alla malva, le candele alla vaniglia. L'ikea, il cinema, i sandali, le terme. Il rumore della pioggia. I capelli che profumano di shampoo, chanel coco mademoiselle. Whatsapp, le fotografie in bianco e nero, i fumetti di topolino, l'odore dei libri nuovi. Robbie Williams, il rossetto rosso, Isabel Allende e Niccolò Ammaniti. Le pochette colorate e le maxi borse per la spiaggia, il piegaciglia, Grey's Anatomy, la bonarda ed il crodino con il Martini bianco. Jake Gyllenhaal, le luci di Torino e le persone che si fermano un attimo a coccolare i cani. Leggere, chi legge, scrivere e chi scrive. I tulipani, le piante grasse, i castelli ed i palazzi antichi. Le gite della domenica. Le domeniche nel letto. I pois, i blazer, le camicie di seta. La meringata, il caffè macchiato caldo, il succo alla pesca. Il cioccolato bianco. Lo yoga. La balance board...


To be continued...




Il decalogo dell'amore, divagazioni

Dovrei proseguire sulla via prepotentemente intrapresa e scrivere il "decalogo dell'amore", ma non so tutto sugli uomini, delle volte, anzi, molto spesso mi sorprendo della mia ignoranza, quindi mi fermo, faccio un passo indietro e ci rifletto su.
Ieri mi é stato detto, da un uomo, ben educato, gentile, galante...ovviamente non Figo come sempre accade in questi casi, mi é stato detto che la condizione sociale nella quale versa il nostro paese si riflette sui rapporti di coppia.
Perché chi accoppiato lo è già, ci resta. Chi non lo è, lo evita.
O lo eviterebbe, per dirla secondo la sua teoria.
Perché i soldi mancano ed a mettersi con una persona ci vuole impegno, anche concreto e di questo gli uomini hanno paura.
Ecco, non lo accetto, io questo non lo accetto.
Questi sono i tipici alibi da femmina, siamo noi donne che giustifichiamo cosa un uomo fa o non fa, sempre e comunque e talvolta anche in modi incredibilmente fantasiosi, che riescono spesso a stupirmi oltre che a farmi incazzare con il genere femminile tutto.
Niente alibi, di grazia.
Che non se ne può più di queste storie.
Gli uomini hanno paura? No, ma di cosa, si può sapere, per gentilezza?
Dichecosaavrannomaipaura...
Ce li mangiamo, forse?
Ecco, io non mangio nemmeno i biscotti, per paura di ingrassare e secondo voi mi mangio un uomo...che con il culo che c'ho io mi prendo pure quello andato a male.
Aboliamo la teoria dell'uomo fifone.
Uomini smentitemi.
Volete essere o no il sesso forte?
Ma davvero quando due amiche escono il sabato sera per bere una cosa, al rientro a casa, sconsolate perché in giro c'è sempre la solita gente, bruttina, pure; possibile che la giustificazione alla penuria di uomini interessanti sia da imputare alla crisi economica?
Gli uomini, che grazie al cielo non sono tutti uguali, se non vogliono impegnarsi, da quel che ne so io è solo per una ragione: non vogliono impegnarsi...
Il mondo è pieno di uomini felicemente fidanzati, infelicemente fidanzati ma fidanzati comunque, innamorati, abituati, pigri o diplomaticamente contenti così...il mondo é pieno di uomini che almeno apparentemente sono in grado di impegnarsi e non sono tutti notai, calciatori, medici o avvocati, sono operai, magazzinieri, manovali, studenti, ricercatori.
La crisi c'è, ma con l'amore non c entra un cazzo!
Punto.